terça-feira, 14 de outubro de 2008

POEMAS DE MARLY DE OLIVEIRA EM ITALIANO - traduzidos por Giampaolo Tonini

POETI BRASILIANI CONTEMPORANEI a cura di Silvio Castro, traduzioni i Giampaolo Tonini.

Venezia: Centro Internzionale della Grafica di Venezia, 1997.
(Quaterni Internazionali di Poesia – 1)
Opera pubblicata con contributo del Ministério da Cultaura do Brasil
Fundação Biblioteca Nacional
Departamento Nacional do Livro.

LA SOAVE PANTERA I
Come qualsiasi animale,
guarda le sbarre fluttuanti.
Ecco che le sbarre son ferme:l
ei, sì, è deambulante.
Sotto la pelle, trattenuta
— in silenzio e morbidezza —
la forza del suo male,
e la dolcezza, la dolcezza,
che scende nelle zampe
e le zampe abitua
a quel modo di andare,
e di essere suo, suo,
nel perfetto equilibrio
della sua vita aperta:
uma e attenta a se stessa
soavissima pantera.

LA SOAVE PANTERA II
É soave, soave, la pantera.
Ma se la si vuol toccare
senza la dovuta cautela,
subito la si vedrà transformata
nella fiera che ha dentro di lei:
la zanna de più puro avori
onella nerezza sempre in allerta,
ed essere, in tutto e per tutto,l
a pantera senza riserve,
l´impeto, la forza ludica,
dell´unghia lunga e scoperta,
l´estasi della sua furia,
sotto la dolcezza che la fiera
in reposo, se non la si tocca,
sembra avere lla semplice
forma che non si scatena
da sola, anzi pare,
nella mansa, mansa e lucente
pellicia di cui si adorna,
un vivo, intenso gioiello.

LA SOAVE PANTERA V
Con tanto furore interno,
chi mal le potrà impedire
di essere il suo stesso inferno,
di, per il fuoco dell´ira,
consumarsi stando quieta,
e di avvilirsi da sola.
Non si direbbe una regina!
Le zampe posando al suolo
con una dura leggerezza,
il pelo brilla come onice,
— di se stessa prigionera —
cammina avanti e indietro
comme per il mondo intero,
Smeraldi di silenzio
nei suoi aguardi accesi.

CONTATTO IX
Nella sera in quiere l´azzurro stende
su ogni cosa un liquido silenzio,
e me invece lascia sola, appartata,

fedele osservante di um assillante
soliloquio amoroso, propiziato
dalla tua assenza e dalla mia infausta mente.

Dal giogo non imposto e incerto stato
nessuno mi libera, che questo mal di oggi
ancor è il bene in ma transfigurato

complice la distanza e la memoria,
non il caso o il sogno, non il seppia
che a volte copre il suolo di malinconici

paesaggi. Che notturne, vane, piene
forme create dall´immaginare
venturoso (che neanche il sonno acquieta)

si levan da me a te, crescono nell´aria,
senza domande, propositi, certezze,
e in dense spire lentamente salgono,

impregnate di limpida oscurità.
Qui la solitudine non rattrista,
anzi feconda l´antica natura

che dorme a cosi grande mito avvinta.


CONTTATO XXVI
Di nuovo il tuo richiamo mi fa alzare,
e ti seguo paziente e discreta
o solitudine, o nulla

miraculoso tra le ombre di questa casa,
ah desiderio di ardere nell´antica fiamma,
che già ieri m´intrattenne

fino all´alba, perduta e ritrovata
nei puri pensieri che mi venivano.
Chi ringaziare?

e come? e dove? la gioia di stare
qui, accanto al letto, soave e leggera,
e tuttavia, piena.

Nessun bene confiscato, um connessivo
sentirsi portare a um non so dove senza
nessuna durezza, e dolere

di speranza o di un quase intendimento.


IL SANGUE NELLA VENA I
La carne è buona, è necessario lodarla.
La carne à buona, non è triste o debole,
Ciò Che l´affeta è la debolezza Che c´è in un uomo,
la tristrezza, più grande di un uomo, la uccide.
La carne non há nulla, salvo il suo sonno,
creta tranquilla d´armoniosa forma,
corpo reale di tutta la nostra gloria.
La carne è lo strumento del principio,
è per essa che io vivo, Che viviamo,
e se rivela l´amore com´è dovuto:
ciò Che sta fuori si unisce a ciò che sta dentro,
anima e corpo nel corpo confusi,
e la sensazione assoluta di star vedendo.


IL SANGUE NELLA VENA II
Ma vedendo che cosa con gli occhii, con i sensi.
Che visione ci permettono, se non quella
instantanea e fagace, che non governo,
e che non supporitiamo tanto è bella.

Il vedere tranquillo, senza eccesso, io voglio,
como la luce delicata che c´è in una barca,
in una foglia, in un animale; um vedere quieto,
che assobendo il reale, ci lasci sazi;
un vedere più grande della fame, dilatato;
un veder-amore, non acque, como un cactus,
ma un cactus che potesse essere domato,
e, non essendo acqua, essere bevuto.


IL SANGUE NELLA VENA XVII
É como il rinascere di un´onda impetuosa,
cosi bello e atteso, e con l´allegria
di chi è stato sorpreso dall´acqua,
che sapeva che veniva, ma non vedeva.
I corpi che si muovono verso la chiara
constantazione del dolore che si voleva,
onda violenta come da altra onda
del tutto naturalmente rinata;
i corpi che soavemente si muovo
noin soave ondeggiare di cosa fredda,
e si muovono sempre verso dentro,
— la gioia dell´amore è un´agonia —
sempre più serrato e più intenso
quel che ci muove e che non vedevamo.


IL SANGUE NELLA VENA XVIII
La forza che c´è nella luce, non l asua assenza,
può essere l´origine più segreta
dell´oscuro in cui affondiamo d´improvviso:
per accesso d´amore, io non capisco
— il fruscio lieve, la cruda seta —
que che ci muove, e che oltrepassa
il limite di tutto ciò che sappiamo.
Per accesso di dolore io mi umanizzo,
io mi faccio piccola e cosi reale,
diventiamo sereni, silenziosi,
cosi reali e innocenti e lievi,
che quella luce che non vediamo è troppa.
Anche essere è un eccesso in cui cadiamo.


IL SANGUE NELLA VENA XXVIII
Tu solo, puro amor, se che allontani
quel nulla essenziale che è cosa viva,
quel nulla essenziale che è nostra forza,
che si appoggia alla monotonia.
Tu solo riesci a far di ciò che è tédio
soave perferzione della gioia,
soave perfezione di cio che è tênuee
há il vivo splendore di una gemma.
Io vivo, io mi alimento, io mi riposo,
e talvolta, come casa, sono vuota,
in cui s´aggira, non notato, il fuoco
di una speranza schietta e tutta piana.
Tu solo, mi daí quel trono, puro amor,
dove si regna e, schiava, si è regina.


IL SANGUE NELLA VENA XXIX
Tu solo, m´infondi quella bramosia,
e più che bramosia,quella dolcezza
agonica che mi scorre nel corpo,
olio senza pace è quella dolcezza,
quel timore, quel modo di amare
ossessivo, quel modo quase ingiusto.
D´improvviso io non sto più dentro de me,
d´improvviso divento piena e oscura,
como um fiume gonfio oltermisura,
che il suo argine avesse superato,
e non sapesse che farfe cella acque.
Cosi l´amore eccede quel che si vive,
e nel mio pensiero egli si sparge
com quella perfezione che s´è nell´impossibile.



2 comentários:

Unknown disse...

Sensação indescritível ler um dos meus poemas preferidos (Tu Só) - que sei de cor - em italiano. Obrigada pelo blog maravilhoso! Abraço.

Rafael Castellar das Neves disse...

Parabéns, conterrânea! Seus poemas são realmente muito bons, gostei muito deles!
Sei dessa sensação de termos nossos textos preferidos publicados e comentados em outras línguas, recentemente tive essa maravilhosa oportunidade de ler algo meu em italiano.

Parabéns!!